La Giornata Mondiale della Terra è nata il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle #risorse#naturali della Terra e assume un significato più che mai attuale per la promozione di un #futuro in favore di fonti #rinnovabili, della responsabilizzazione individuale verso un consumo #sostenibile, dello sviluppo di una #green economy e di un sistema educativo ispirato alle tematiche #ambientali. L’inquinamento da #plastica è diventato uno dei problemi ambientali più urgenti da affrontare, 450mln di tonnellate* di plastica è prodotta ogni anno, di cui solo il 9%** del totale viene #riciclata, e 8mln di tonnellate* di rifiuti di plastica finiscono ogni anno negli #oceani.
*fonte WWF ** rapporto “Global Plastic Outlook” dell’OCSE
Il territorio non è inesauribile e continuare a mangiarlo con il ritmo attuale è insostenibile e concausa degli eventi “estremi” che stiamo subendo. Secondo i dati elaborati dall’ISPRA la velocità della crescita di copertura artificiale registrata nel 2020 in Italia è pari a 2 m² AL SECONDO. Prendendo i dati forniti dal CONAF – Consiglio Ordine Nazionale Dottori Agronomi e Dottori Forestali, con questo ritmo, l’Italia potrebbe essere costretta a sostenere costi compresi tra gli 81 e i 99 miliardi di euro per ripristinare i servizi ecosistemici perduti a causa del consumo di suolo tra il 2012 e il 2030. Dal 2012 ad oggi Il suolo non ha potuto garantire: – la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli, – l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di #acqua piovana (che ora scorrono veloci sulle superfici impermeabilizzate aumentando la #pericolosità#idraulica e il #rischio#idrogeologico dei nostri territori) – lo stoccaggio di quasi 3 milioni di tonnellate di carbonio.
IL PODIO TRISTE
L’incremento maggiore quest’anno è in #Lombardia, che in 12 mesi torna al primo posto tra le regioni con 765 ettari in più. Seconda posizione per il #Veneto (+682 ettari), mentre la medaglia di bronzo va alla #Puglia (+493). #Piemonte (+439) e #Lazio (+431) completano il quintetto.
CITTÀ INVIVIBILI
Sono 2300 gli ettari consumati all’interno delle città e nelle aree produttive (il 46% del totale) negli ultimi 12mesi. Di conseguenza le nostre città tendono ad essere sempre più calde, creando isole di calore e temperature estive già più alte di 2°C. Limite che può raggiungere anche a 6°C in più rispetto alle aree limitrofe non urbanizzate. Dal lato opposto, durante i temporali, la diminuita capacità di infiltrazione e laminazione delle piogge da parte dei terreni impermeabilizzati, causa il prodursi di allagamenti diffusi con conseguenti danni a proprietà ed attività (oltre che perdita di vite umane e di animali).
Nella professione anche questi aspetti DEVONO essere tenuti in debito conto, progettando gli interventi di regimazione delle acque con occhio all’evoluzione del territorio e ai cambiamenti climatici ma, soprattutto, proponendo il riutilizzo e recupero del patrimonio edilizio e infrastrutturale esistente e una pianificazione territoriale e urbanistica specificatamente indirizzata ad un obiettivo più #green
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